TEATRO

Quello che non ho | Neri Marcoré

Quello che non ho è un piacevole e raffinato esempio di « teatro canzone », pensato e diretto da Giorgio Gallione e interpretato da Neri MarcoréMarcoré porta in scena i pensieri di due tra gli intellettuali che meglio hanno definito l’Italia contemporanea, raccontando le parole di Pierpaolo Pasolini (con riferimenti agli Scritti corsari e al poema filmico La rabbia) e attraverso le canzoni di Fabrizio De Andrè (in particolare tratte dall’album Le nuvole).

La scenografia minimalista ma efficace (scene e costumi sono di Guido Fiorato, le
luci di Aldo Mantovani), la bravura dei tre giovani artisti che accompagnano musicalmente l’attore marchigiano (i chitarristi Piero Guarracino e Vieri Sturlino e la cantautrice Giua) e la relativa brevità dell’atto unico (un’ora e un quarto circa) garantiscono uno spettacolo che fa riflettere per la scelta dei temi trattati (le brutture che affliggono la nostra epoca come il consumismo, l’inquinamento, le ingiustizie sociali e i cambiamenti climatici,il  tutto illustrato attraverso parabole visionarie e storie rappresentative dei drammi collettivi di un’attualità sempre più degenerata), oltre ad intrattenere grazie alla bellezza delle musiche, alla simpatia di Marcoré e al ritmo dato alla narrazione.

Assolutamente consigliato!

Quello che non ho sarà in scena fino a domani, domenica 12 marzo, al Teatro della Pergola di Firenze. Di seguito i prossimi appuntamenti della tournée:

14-15 marzo 2017 VIGEVANO Teatro Cagnoni

17-18-19 marzo 2017 FERRARA Teatro Comunale

21-22 marzo 2017 TRIESTE Teatro Rossetti

23-24 marzo 2017 PORDENONE Teatro Verdi

25-26 marzo 2017 VICENZA Teatro Comunale

28 marzo 2017 TODI Teatro Comunale

dal 29 marzo al 2 aprile 2017 PERUGIA Teatro Morlacchi

dal 4 al 9 aprile 2017 BERGAMO Teatro Donizetti

11-12 aprile 2017 AOSTA Teatro Splendor

Per saperne di più…

TEATRO

Classici | Testi Teatrali| MOLIÈRE, Il Misantropo

I. Il Misantropo | In Breve
II. L’honnête e le ridicule
III. Letture del personaggio di Alceste
IV. Alceste. Honnête homme imaginaire

Il Misantropo | In Breve

   Il misantropo (Le Misanthrope ou l’Atrabilaire amoureux), è una commedia in cinque atti del drammaturgo francese Molière. Venne rappresentata per la prima volta al Palais-Royal il 4 giugno 1666, con le musiche di Jean-Baptiste Lully. Le Misanthrope, opera in versi che conta 1808 alessandrini, è ispirata al Dyscolos di Menandro.

il-misantropo

   La commedia fu rappresentata 59 volte nelle sei stagioni precedenti la morte di Molière, ma mai a corte. Uno dei possibili motivi per cui Le Mysantrophe non fu rappresentato a corte è che venne riconosciuto nel personaggio di Alceste (protagonista della pièce) uno dei cortigiani, M. de Montansier.

Per leggere la trama clicca qui

 L’honnête et le ridicule

Sono quattro le commedie di Molière  in cui la gelosia del protagonista è il movente principale della trama: Georges Dandin, L’Ecole des femmes,Le Mysanthrope, Amphitryon.Nelle quattro commedie sopracitate è fondante il rapporto, nella personalità del protagonista tra i due aspetti del ridicule e dell’honnête (termini usati da Molière stesso).

    La combinazione di honnête e di ridicule, caratteristica della drammaturgia Molière, nel caso di Alceste pone problemi per quanto concerne la natura comica della commedia: può sembrare infatti che in Le Misanthrope, l’equilibrio tra gli elementi di umanità e di bizzarria presenti nel personaggio di Alceste sia così delicato che ogni aumento dei primi farebbe pendere la bilancia decisamente a favore dell’honnête e renderebbe insostenibile un’interpretazione comica.
Per esemplificare vediamo la I scena dell’atto I: fin dai versi di apertura,  gli scambi di battute dinamici tra l’irascibile Alceste ed il cortese Philinte quasi costringono lo spettatore a prendere la posizione. L’orientamento più comune dello spettatore consiste nel parteggiare per Philinte, trovando che il dogmatico e intollerante Alceste manchi in qualche modo sotto il profilo dell’umanità e del savoir faire e ciò, come sottolinea lo stesso Philinte, ne provoca la derisione.

(Philinte ad Alceste)

Ben franco ti dirò che questo
tuo male, ovunque mai, crea la
Commedia
e che il tuo sdegno pe’ costumi
odierni
ridicolo ti rende a molta gente.

Vedi a questo proposito i versi 25-32, I,I

ALCESTE: Perbacco! È una cosa indegna, brutta e infame
quest’abbassarsi a tradire se stesso; e se,
per una sventura, io mi
trovassi ad agire così,
dal dispiacere m’impiccherei
senz’altro.
PHILINTE: Io non ci vedo
poi un gran male, e ti vorrei pregare
di consentir che una grazia io mi faccia
dalla sentenza, e che non
ti rincresca
se per ciò non m’impicco.

Letture del personaggio di Alceste

Continua a leggere “Classici | Testi Teatrali| MOLIÈRE, Il Misantropo”

TEATRO · Uncategorized

Edipo Re, Edipo a Colono. Compagnia Mauri Sturno [ANALISI]

Commento all’Edipo Re della Compagnia Mauri Sturno, regia di Andrea Baracco, Roberto Sturno interpreta Edipo. Questa prima breve analisi si riferisce al personaggio di Edipo e all’interpretazione di Roberto Sturno.

La lunga storia del teatro europeo, iniziata or sono due millenni e mezzo in Grecia, ha trovato un potente stimolo di continuità nel rapporto fra la tradizione e l’innovazione. Il testo si ricrea perennemente nel momento interpretativo; e quando la tensione verso la qualità dell’arte si accompagna a entrambe queste fasi e le fonde nell’esemplarità dell’evento scenico, il teatro trova in sè l’energia per superare la concorrenza di più labili forme di evasione. Nel gioco severo della scena , esso riafferma la propria insostituibile funzione di modello per comprendere l’umana esistenza , poiché il teatro, come ama affermare Glauco Mauri, non insegna, ma aiuta a vivere.

Compagnia Mauri Sturno

Edipo Re

Commento all’Edipo Re della Compagnia Mauri Sturno, regia di Andrea Baracco, Roberto Sturno interpreta Edipo. Questa prima breve analisi si riferisce al personaggio di Edipo e all’interpretazione di Roberto Sturno.

di Sofocle
regia di Andrea Baracco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche Germano Mazzocchetti
cast Ivan Alovisio, Elena Arvigo, Laura Garofoli, Mauro Mandolini, Roberto Manzi, Giuliano Scarpinato
produzione Compagnia Mauri Sturno e Fondazione Teatro della Toscana

edipo_07

La recitazione di Sturno mette in risalto la rabbia e la sofferenza di un uomo che non vede la verità perché non vuole vederla, ma in questa negazione non c’è una volontà. La verità viene nascosta dal personaggio a se stesso perché troppo dolorosa da accettare. Roberto Sturno riesce, sobriamente, a rendere attuale il dramma di un uomo segnato da un destino avverso, che si trova a dover accettare una realtà che non ha la possibilità di cambiare e di cui non ha responsabilità (se non esclusivamente fattuale).

Edipo è l’uomo che ha cercato di cambiare la strada che era già stata tracciata per lui (dal divino) ma si è ritrovato impotente di fronte al caso della vita. Il messaggio che vuole emergere è che l’uomo può ritenersi responsabile soltanto delle azioni che intende commettere: quando è assente la volontà non si può essere accusati di colpevolezza.

Continua a leggere “Edipo Re, Edipo a Colono. Compagnia Mauri Sturno [ANALISI]”

TEATRO · Uncategorized

EDIPO della Compagnia Mauri-Sturno. Prima nazionale.

La compagnia Glauco Mauri Roberto Sturno torna dopo vent’anni ai due capolavori di Sofocle, Edipo re (interpretato da Roberto Sturno per la regia di Andrea Baracco) ed Edipo a Colono (di e con Glauco Mauri). La prima nazionale andrà in scena martedì 8 novembre al Teatro della Pergola di Firenze, alle ore 20.45.

Acquista Edipo Re su Amazon

L’Edipo re è stata eletta da Aristotele (384/383 a.C-322 a.C), nella sua Poetica (1452a; 1452b), a modello della tragedia esemplare, in quanto ci mostra un eroe che non ha qualità fuori dall’ordinario (né per virtù né per giustizia) e che si ritrova a passare da una condizione di felicità ad una condizione tragica, non a causa della propria malvagità, ma per un errore. Questo, come riconosce Aristotele stesso, è proprio il caso dell’Edipo re, che di conseguenza costituisce uno degli esempi più paradigmatici dei meccanismi di funzionamento della tragedia greca.

Continua a leggere “EDIPO della Compagnia Mauri-Sturno. Prima nazionale.”

TEATRO

Gabriele Lavia porta in scena L’uomo dal fiore in bocca. [RECENSIONE]

Produzione teatro della Toscana source: Teatro della Toscana

L’uomo dal fiore in bocca

L’uomo dal fiore in bocca di Gabriele Lavia è una produzione del Teatro della Toscana e del Teatro Stabile di Genova, per realizzarne l’accuratissima scenografia sono stati riaperti i laboratori del Teatro della Pergola. A Firenze lo spettacolo è stato rappresentato prima al Teatro Niccolini, recentemente restaurato e riaperto dopo 20 anni, (Teatro Niccolini: il recupero) e poi al Teatro della Pergola.In scena anche Michele Demaria (che interpreta L’uomo Pacifico) e Barbara Alesse.

Lavia prosegue la sua ricerca pirandelliana, ritornando un anno dopo i Sei personaggi in cerca d’autore , al drammaturgo agrigentino, di cui condivide le origini siciliane. Il monologo originale è arricchito dalla commistione con altre novelle che trattano il tema della donna e della morte (ad esempio il divertente excursus su come un marito possa diventare “la marito” sottomesso a “il moglie”).

Tratto dalla novella La morte addosso, L’uomo dal fiore in bocca è un atto unico di Luigi Pirandello, rappresentato per la prima volta nel 1922.

Continua a leggere “Gabriele Lavia porta in scena L’uomo dal fiore in bocca. [RECENSIONE]”

TEATRO

“Il teatro è politica. Non è una vetrina da osservare”.

“7 minuti” è un testo del drammaturgo fiorentino Stefano Massini, portato in scena da Alessandro Gassman, con protagonista Ottavia Piccolo. Undici operaie si trovano devono deliberare se accettare o meno la proposta nuovi proprietari della fabbrica che è appena stata ceduta. I posti di lavoro saranno salvi, tutto rimarrà come prima, salvo una “piccola condizione”: le operaie e le impiegate dovranno rinunciare a 7 dei 15 minuti del loro intervallo. L’opera è ispirata a una vicenda realmente accaduta in una fabbrica francese.

OTTAVIA PICCOLO

Quanto siamo disposti a metterci in gioco per un’idea, un principio, che per quanto essenziale, come la dignità umana, può portare a conclusioni pericolose?
La paura è quando non puoi fidarti più di nessuno, dice Fatou che è scappata dall’Africa. Le operaie iniziano a conoscere la paura quando vedono messo in pericolo il loro posto di lavoro. Lavoro sudato ma sottopagato, non solo simbolo ma essenza di uno sfruttamento; l’unico mezzo, però, per garantirsi un domani. Il dubbio è uno dei nodi centrali dello spettacolo: l’azione parte dal dubbio di Bianca, la più anziana del consiglio delle lavoratrici e loro portavoce, le compagne dubitano di lei, delle sue idee (perché non accettare un piccolo compromesso, essere realisti e rinunciare a discutere su tutto, quando le cose sembrano andare per il verso giusto?). Al dubbio di Bianca si contrappone la paura delle altre; non vogliono, non possono dubitare che la scelta più immediata non sia anche la migliore: c’è chi è prevenuto, rifiuterà sempre ogni offerta dei “padroni”, deve sempre muoversi in direzione ostinata e contraria.
Lo spettacolo vive, oltre che di un testo forte e che fa pensare, da una ricca e multiforme azione recitativa, di tante voci diverse, che arrivano tutte, in uguale misura, al cuore e alla testa dello spettatore.

Quando lo spazio è unico e l’azione è una discussione è facile essere troppo retorici e noiosi, questo non accade: la tensione scenica è continuamente tenuta tesa da un gioco, ben studiato e ben diretto (Alessandro Gassman) di attese, che cattura l’attenzione e stimola la riflessione di chi assiste.

“Trovo che la molteplicità arricchisca lo spettacolo e che, più in generale, sia importante per gli incontri della vita. Il teatro deve avere una funzione sociale senza rinunciare mai alla partecipazione emotiva del pubblico”.

(Ottavia Piccolo)

Uno spettacolo assolutamente da non perdere, in scena al Teatro Goldoni di Firenze, fino a domenica 8 marzo.

TEATRO

Sei personaggi in cerca d’autore, regia di Lavia. Le prove alla Pergola.

Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, per la regia di Gabriele Lavia, in scena dal 24/10 al 2/11 al Teatro della Pergola di Firenze

Ci sono spettacoli che nascono e muoiono in una settimana. Altri che sono costruiti come un puzzle, con precisione e attenzione, tessera per tessera, gesto per gesto. Ogni singolo movimento deve partecipare alla coerenza interna della rappresentazione.

Ciò che colpisce della regia di Lavia è la cura (quasi maniacale) per ogni singolo dettaglio. Ogni singolo frammento, per quanto possa sembrare piccolo e insignificante è il pilastro su cui poggia un altro elemento dell’intera architettura scenica, nell’idea che ogni singola parte debba essere verosimilmente conforme e coesa con il tutto.

lavia
(fonte immagine:http://www.fondazioneteatrodellapergola.it/ai1ec_event/personaggi-in-cerca-dautore/)

Il percorso per arrivare a questo risultato ( che sicuramente accadrà) è estenuante: assistere alle prove dei Sei personaggi in cerca d’autore è faticoso, molto faticoso. Chi siede in platea non può non chiedersi quanto faticoso sia per chi agisce sul palco (faticoso ma anche di grande soddisfazione, sicuramente). Un lavoro impegnativo ( anche 9 ore al giorno) che viene approfondito nella pratica di palco ( le prove durano circa 2 mesi) giorno per giorno. “Così non è credibile” è forse la frase che il Maestro ripete più spesso. La credibilità e la veridicità ( e non solo la verosimiglianza) che è il fine (o dovrebbe esserlo) e l’arché del teatro cosiddetto classico è ricercata fino alla meccanizzazione dell’azione scenica.

La meccanizzazione dell’azione teatrale ( la domanda che non posso fare a meno di pormi è: “quanto spazio creativo l’attore si può permettere in questo caso?”) in questo spettacolo sarà poi anche un medium espressivo per rappresentare il messaggio che sta dentro al testo e a priori, nel pensiero dell’autore (Luigi Pirandello):

“Sei personaggi in cerca d’autore è probabilmente il testo di teatro più importante di tutti i tempi. Esso interroga il fondamento stesso del teatro: la contraddizione e la discordanza tra l’attore e il personaggio e l’impossibilità a fare dei due una sola unità. Ma dice Eraclito: “Da ciò che è più discorde, lo splendido accordo.” Gabriele Lavia

( fonte:http://www.fondazioneteatrodellapergola.it/ai1ec_event/personaggi-in-cerca-dautore/)

In conclusione, sicuramente questo spettacolo, in scena al Teatro della Pergola di Firenze dal 24 ottobre e poi in molti teatri d’Italia per tutta la stagione, non deluderà gli amanti di un teatro classico ( Pirandello passerà mai “di moda”? Non inzia ad essere un po’ anacronistico? ma queste sono domande che l’autrice del post, nella sua giovane ignoranza, non può fare a meno di porsi) che con la sua perfezione compositiva continua a emozionarci e farci dire “c’ero dentro”.

Se ti è piaciuto l’articolo leggi anche… I Pilastri della società. Premesse.

TEATRO

ALESSIO BONI AL FESTIVAL DELLE GENERAZIONI

A concludere la prima serata della II edizione del Festival delle Generazioni, dal 2 al 4 ottobre a Firenze, il primo dei ” grandi eventi”: Alessio Boni e Mariano Rigillo nei panni, rispettivamente di Cosimo e Giuliano de’ Medici.
Lo spettacolo, che si è tenuto in piazza S.Croce, trasformata per l’occasione in un gigantesco tendone-auditorium, era ispirato al format radiofonico delle interviste impossibili.

Alessio Boni
Attore televisivo, teatrale e cinematografico. Diplomato all’Accademia d’Arte drammatica “Silvio D’Amico”. Ha lavorato con Luca Ronconi e Giorgio Strehler.
Tra i suoi numerosi lavori televisivi e cinematografici: Dove siete? Io sono qui; La meglio gioventù “Nastro d’argento” come miglior attore protagonista; Quando sei nato non puoi più nasconderti, “Globo d’oro” come miglior attore rivelazione; La bestia nel cuore, candidato all’Oscar come miglior film straniero; Arrivederci amore, ciao, “Globo d’oro” come miglior attore; Viaggio segreto; Guerra e pace; Caravaggio; Sanguepazzo; Puccini; Rebecca, la prima moglie; Come un soffio; The Tourist; Walter Chiari; Maldamore.
È stato Goodwill Ambassador dell’UNICEF. È testimonial del CESVI.

imm_6930_Alessio Boni
http://www.festivaldellegenerazioni.it/protagonista/398/Alessio_Boni

Le interviste impossibili è il titolo di un programma della seconda rete radiofonica Rai, in onda dal 1973 al 1975, in cui uomini di cultura contemporanei reali fingono di trovarsi a intervistare 82 fantasmi redivivi di persone appartenenti a un’altra epoca, impossibili da incontrare nella realtà, da qui il titolo. Valentino Bompiani ne pubblicò una scelta in due volumi nel 1975[1]. La RAI ne fece successivamente delle repliche.

Le due interviste mancavano di una vera e propria connessione interna. Il risultato, nonostante la capacità degli interpreti, è una fruizione poco scorrevole per lo spettatore, mancante di una coesione efficace a livello di significati. Forse originiamente lo spettacolo non era stato pensato così: sul sito ufficiale del festival si parla di due interviste separate in due serate contigue.

Ispirandosi a questo fortunato format del passato, in due serate consecutive, verranno realizzate due interviste, a Cosimo e a Giuliano De’ Medici.


Nel complesso l’evento si dimostra interessante, sia per l’idea sia per la performance (ben riuscita). Ma i testi rispetto alla rappresentazione risultano “deboli”: il personaggio di Cosimo è ben delineato, storia, narrazione e messinscena si fondono in modo funzionale; Giuliano, invece, è monotono, retorico e poco significativo. La morte in giovane età è la causale per un personaggio sempre arrabbiato e a tratti violento, un po’ stereotipato come carattere attribuito a un giovane, e dà origine a un discorso enfatico sulla vita e la morte, sulla giovinezza e sulle vecchiaia (questo ultimo punto è pero conforme alla materia del festival, il cui slogan è: “ne giovani né vecchi. cittadini”).
In conclusione, il personaggio di Giuliano de’ Medici rimane una bozza che non mette in luce le possibilità dell’attore (ALESSIO BONI).

storia dello spettacolo · TEATRO

Tristano Martinelli inventa Arlecchino

Arlecchino, o Arlequin, secondo il nome francese, nasce per quel meccanismo di negoziato interculturale che è alla base della Commedia dell’Arte: in occasione del trasferimento della compagnia di Tristano Martinelli, protetti dei Gonzaga, in Francia. Arlecchino è il risultato del lavoro di Martinelli su se stesso, che fonde  le sue competenze attoriche ( le formule recitative italiane dello zanni)con la tradizione popolare francese.

Edgar Degas, "Arlecchino e Colombina"

Il Martinelli, infatti, recupera dalle leggende medievali francesi molte delle caratteristiche di Arlecchino, che l’attore mantovano crea proprio per soddisfare le aspettative di un pubblico straniero. Nella cultura medievale francese esistevano figure diaboliche che si accompagnavano ai folli. Arlecchino si ispira al capo di questa masnada infernale che, secondo la credenza popolare, si presentava nelle case a ricordare l’Inferno. La rappresentazione performativa di questi diavoli, sotto forma di buffoni, era utilizzata per esorcizzare la paura della morte. Arlecchino diventa una figura colorata, come lo erano i buffoni francesi che interpretavano i diavoli. La maschera stessa di arlecchino è un retaggio del suo carattere infernale: nera, evoca il ghigno del demonio e presenta un cornino spezzato, anch’esso volto a sottolineare l’origine diabolica del personaggio.

Alla costruzione di questo personaggio, ispirato alla cultura popolare francese, Tristano Martinelli aggiunge la centralità del corpo propria del “secondo zanni” ( gli zanni erano di due tipi: uno scaltro e malizioso, l’altro più atletico e animalesco). Arlecchino è infatti una maschera funambolesca, ballettistica, che basa il suo ruolo sul lavoro fisico. L’Arlecchino di Tristano Martinelli è l’esempio più calzante del rispondere all’attesa di un pubblico straniero: mentre la teatralità francese è statica, Arlecchino è un acrobata danzante. Quanto il teatro francese persegue un ideale di pulizia ed eleganza, tanto Arlecchino è fisico, con movimenti esasperati, contorti.

ROSALBA BONACCINI